Queens of the Stone Age - Villains


TITOLO:  Villains

ARTISTA:  Queens of the Stone Age

GENERE:  Alternative Rock, Dance Rock

ANNO:  25/08/2017

PAESE:  U.S.A    
    
ETICHETTA:  
Matador



Giunge al termine un silenzio che durava dal 2013, data di uscita di ...Like Clockwork; Josh Homme e compagnia tornano alla carica.
Dopo numerosi teaser trailer che mostravano scene notturne, alcune incentrate su un incidente stradale e altre, molto enigmatiche e in bianco e nero, focalizzate su atmosfere ansiogene, quale poteva essere l'andamento del nuovo album? Che fosse un album ancora più oscuro di ...Like Clockwork? Naturalmente, rispettando lo spirito ribelle ed allergico alla ripetizione della band, il successivo video di presentazione dell'album fu una scenetta comica e surreale.
Fatti non fummo per viver come bruti, ma forse come cattivi.
Arriva Villains, rappresentazione del lato oscuro che non può essere nascosto, perché la negazione di esso lo farebbe crescere, ma anche rappresentazione del bisogno fondamentale di avere qualcuno o qualcosa contro cui scagliarsi e lottare. Considerando anche il diverso, che in quanto tale, viene additato come nemico.
"Il cattivo" in quanto figura sacra seppur infamata e bistrattata.
Non si prendono quindi posizioni politiche, argomento glissato con nonchalance dalla band, preferendo guardare al concetto. Si parla di lotta, non di, ma con, classe. Nell'oscurità della notte si fanno strada i cattivi, ma lo fanno con passi di danza.
Villains infatti è un album completamente focalizzato sull'aspetto danzereccio che i Queens hanno sempre suggerito.
In un periodo come questo, le vicissitudini artistiche, dove possono portare?
Cosa fare quando si ha un suono riconoscibile e un'effigie di sé che spicca su tutto il resto? La risposta è tanto semplice quanto ovvia. Bisogna immolarsi sull'altare dell'arte, purificando nel sacro fuoco della musica il proprio suono, bruciando tutto, smontando e ricostruendo il duro lavoro fatto fino ad ora. Sia anatema la staticità, che porta con sé l'alto rischio di ripetersi fino a diventare una vuota e risibile parodia di sé. Si cambia dunque modo di registrare e di costruire l'album.
La tracklist conta solo nove tracce, strano per gli standard della band, che normalmente contava sul potpourri di sconvolgimenti di stili, generi e ritmi attraverso un elevato numero di tracce.
È evidente la scelta di focalizzarsi su un solo obiettivo, scremando tutto il resto, tagliando via tutto ciò che non era nell'ordine di idee dell'album. Unendo tutti quei cambiamenti all'interno dei brani stessi, preferendo allungare la durata delle composizioni rispetto al numero di tracce.
I singoli brani hanno una struttura spinta alla continua progressione, iniziando in un modo per poi crescere. Si passa dal minimalismo a intrecci armonici, da passaggi psichedelici e movimenti del classico stoner alle ballate.
L'album si apre in crescendo con Feet Don't Fail Me Now, brano presente nel suddetto trailer comico, a cui erano bastati pochi secondi di Riff per scatenare la frenesia tra i fan.
Lo si chiamava a gran voce come secondo singolo, ma l'attesa fu "tradita" da The Evil Has Landed.
Il primo singolo estratto, The Way You Used to Be è la sorellina di No One Knows, nata dal "volevo scrivere una canzone basata sul battito delle mani" a detta di Josh.
Quando il ballo si fa duro, i duri cominciano a ballare.
Ma, ovviamente, non ci troviamo dinnanzi a un album discomusic, certo le influenze dance sono forti, spaziando dagli anni ‘80 ai '00, ma il fulcro è sempre il groove.
Quest'ultimo la fa da padrone, il beat è fondamentale per le composizioni di Josh Homme.
Capace di unire dei sani riff acidi, tipici della band, ma senza la classica atmosfera da corsa frenetica nel deserto, preferisce aprire le piste da ballo di un vecchio luna park, e di una casa degli orrori.
I Queens si rinnovano di volta in volta riuscendo a non snaturarsi. Nonostante l'annuncio della sua presenza avesse spaventato molti fan, il produttore Mark Ronson, fa il suo lavoro alla grande, sapendo mediare e moderare il fabbisogno di sperimentazione dei Queens.
I sintetizzatori, album dopo album si sono ritagliati il loro spazio fino ad assurgere. Venendo promossi, passando da riempimento di secondo piano a elemento rilevante. Non sono infatti eccessivi come si temeva anzi, sanno ampliarsi, prendendo il sopravvento e cedendo il passo quando necessario, mescolandosi con cura. Come stile sonoro e atmosfere, Villains si posiziona esattamente tra Lullabies to Paralyze (2005) e Era Vulgaris (2007). Molti brani infatti strizzano l'occhio ad altre composizioni presenti nei suddetti album. Nonostante la buona campagna pubblicitaria, con video stuzzicanti, Villains ha avuto molta sfortuna, non nella fase di produzione, ma nella fase di arrivo. Infatti, ad una decina di giorni dalla data di uscita, sul lato B del vinile di un altro artista,  venne erroneamente stampato il lato b di Villains. Pochi giorni dopo, l'album venne leakato, portando sulla rete l'intera opera. Come una sorta di maledizione. Manifestatasi anche come spartiacque tra il pubblico di affezionati. Prendere una posizione diversa, non è sempre una decisione popolare. Diciamolo, ci sentiamo tutti come il mostro di Frankenstein, ma quando si arriva al dunque, l'unica parte da cui vogliamo vedere il forcone, è dalla parte del manico. Insorgono così tantissimi fan, o meglio ex fan, intolleranti verso la strada intrapresa, nonstante inneggino al cambiamento, pretendono, stupidamente, un Rated R 2 o un nuovo Songs for the Deaf,
incapaci di cogliere la novità e sordi all'idea che i Queens non si ripetono e non si ripeteranno mai.
"Quella è la porta, chi ha la mente chiusa può uscire, lasciando spazio sulla pista da ballo a chi ha la mente aperta e ha voglia di scatenarsi, questo è lo spirito dei Queens of the Stone Age",
parola di Josh. La band ha sempre gentilmente e lentamente spinto la gente a ballare. Quest'album è la naturale e logica evoluzione di tale atteggiamento. Del resto si parla della colonna sonora della nostra vita, vogliamo il grigiore dell'abituale banalità o il brivido della tanto spaventosa quanto affascinante novità?

-          Molkolm Lheuk Willznor

VOTO
 Shake that ass! 8.5 /10

Track List :
Feet Don't Fail Me – 5:41
The Way You Used to Do – 4:34
Domesticated Animals – 5:20
Fortress – 5:27
Head Like a Haunted House – 3:21
Un-Reborn Again – 6:40
Hideaway – 4:18
The Evil Has Landed – 6:30
Villains of Circumstance – 6:09

Line Up :
Josh Homme – Voce e Chitarra
Troy Van Leeuwen – Chitarra e Tastiere
Michael Shuman – Basso
Dean Fertita – Tastiere e Chitarra
Jon Theodore – Batteria

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