Abbath - Abbath
TITOLO: Abbath
ARTISTA: Abbath
GENERE: Black Metal
ANNO: 2016
PAESE: Norvegia
ETICHETTA: Season of Mist
Prima di
parlare dell’album e della sua musica è doveroso fare una piccolissima
introduzione.
Abbath è
l’omonimo progetto del noto chitarrista della band norvegese Immortal, dalla
quale decide di staccarsi a Marzo del 2015 a seguito di incomprensioni; il 22
Gennaio 2016 rilascia il suo primo album in studio.
La
opening è riservata alla traccia “To War”, una vera e propria marcia di guerra
che sin dalle prime note ci fa capire che Abbath non ha di certo perso il suo estro
creativo, dimostrando sin dal primo minuto di poter ancora essere un punto di
riferimento per la scena Black Metal.
Il blast
beat ci sorprende come una carica di cavalleria, i riff di chitarra una vera
palla di cannone, ed il generale Abbath sfoggia le sue doti di condottiero sul
campo di battaglia con il suo timbro di voce inconfondibile e tetro.
La linea
solista di chitarra è grezza ma precisa, senza troppe pretese ben si accompagna
all’atmosfera di guerra che la traccia ci sta offrendo.
Una vera
leccornia, la cui conferma viene senza troppi preamboli con “Winter Bane”,
potente e perfettamente in linea con il precedente brano, né migliore né peggiore, come se fosse riuscito a trovare il
naturale proseguimento della traccia.
Discutibili
alcune scelte armoniche e ritmiche durante questa canzone, che tuttavia non
vanno ad inficiare l’ascolto del brano, il quale tiene alto il nome del suo creatore.
L’album
scorre veloce e, come in un fiume in piena non abbiamo il tempo di aggrapparci
ai nostri pensieri perché veniamo travolti dall’arrivo di “Ashes of the Damned”
a scuoterci attaccandoci con un sound tanto potente da far tremare l’anima.
Davvero
pregevole la voce di Abbath che rispetto alle precedenti tracce riesce ad
emergere. E’ un fiume destinato a mescolarsi con l’oceano, come ci dimostra “Ocean
of Wounds”, dove andremo a tagliare letteralmente ogni pregiudizio che si
potesse nutrire sul lavoro svolto sino a questo momento.
A
dimostrazione di ciò, vi è una gestione magistrale delle fasi, che creano
armonie ed intrecci davvero suggestivi, accompagnati dalla graffiante voce
dell’Abate.
Con una
dissolvenza veniamo guidati nel caos di “Count the Dead”, che ci mostra i denti
sin dall’inizio accogliendoci con una scarica di potenza da parte della
batteria la quale ci inchioda all’ascolto e ci esorta all’headbanging più
selvaggio in preda ad una gioia incontrollabile.
L’assolo
di chitarra sorprende per i suoi toni aggressivi e le interessanti melodie con
le quali ben si sposa con l’intero pezzo, impreziosendo ulteriormente la
composizione.
La sua
fine dispiace, ma non quanto ci rincuora la anch’essa selvaggia “Fenrir Hunts”
(primo singolo di debutto dell’album rilasciato a Settembre 2015), la quale fa
continuare agli orsi norvegesi la corsa senza un reale cambiamento, tuttavia
senza annoiare l’ascoltatore. Pregevole come le precedenti tracce, non si
presenta degna di nota, se non per un nuovo assolo di chitarra che ancora una
volta stupisce per creatività e tecnica senza però invadere il contesto.
Ci
avviciniamo alla fine, siamo alla penultima traccia, “Root of the Mountain”, la
quale ci accoglie con un retrogusto leggermente heavy anni ’90, che presto muta
nelle note melodie Black Metal alle cui difficilmente si può resistere,
richiamando perfettamente la stessa atmosfera che respireremmo in una oscura
passeggiata nel bosco alla ricerca di una mistica ispirazione da vergini muse
pagane.
Endless. Letteralmente
dall’inglese tradotto : Senza fine. E’ l’incoronazione del lavoro di Abbath e
la sua neonata band, come un martello batte sui nostri istinti più efferati,
senza sosta alcuna ci bombarda senza pietà, senza fine il blast beat ci
percuote i timpani spaesandoci e caricandoci allo stesso tempo, per finire in
una dissolvenza che ci lascia purtroppo l’amaro in bocca per la fine di una
perla.
L’unica
conclusione possibile e vera è l’ammissione di trovarsi in presenza di un
capolavoro.
Abbath ci
dimostra che seppur non godendo della militanza dei suoi membri storici è in
grado di produrre del materiale sempre superiore alla media.
Un
esordio, se così lo si può definire, davvero d’impatto, che non delude e
conferma ancora una volta la sua validità e genialità creativa nel campo.
Marco “Artic”
IMPERDIBILE
Track List :
1. To War
2. WinterBane
3. Ashes of the Damned
4. Ocean of Wounds
5. Count the Dead
6. FenrirHunts
7. Root of the Mountain
8. Endless
Line Up :
Abbath Doom Occulta – guitar, vocals
King ov Hell – bass guitar
Creature – drums
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