Ulver - Kveldssanger
TITOLO: Kveldssanger
ARTISTA: Ulver
GENERE: Folk
ANNO: 1996
PAESE: Norvegia
ETICHETTA: Head Not Found
La
vita è quella cosa in continuo fermento che richiede delle scelte e dei
cambiamenti. E’ un grande spettacolo teatrale: il mondo è il palco e noi gli
attori. Nella nostra vita, noi siamo gli unici a ricoprire i ruoli più
importanti e, per questo motivo, siamo costretti a cambiare abiti, trucco,
parrucco e, se necessario, anche maschera. Di questo sono consapevolissimi i
norvegesi Ulver, i più grandi trasformisti della scena musicale mondiale.
Ascriverli ad un unico genere è pura blasfemia, poiché nel corso della loro
ultraventennale carriera hanno affrontato quasi tutti i generi possibili: ad
oggi, probabilmente, manca nella loro discografia solo il neomelodico
napoletano ma sono sicuro che nei prossimi anni uscirà un album in
collaborazione con Gigi D’Alessio e Nino D’Angelo e anche quello sarà un’opera eccezionale.
Gli Ulver sono per le orecchie ciò che Kubrick è per gli occhi: come
quest’ultimo, infatti, hanno saputo adattarsi a generi diversi ottenendo sempre
dei risultati eccellenti.
Nati
come band folk black metal con quel gran disco del 1995 che è “Bergtatt – Et
eeventyr i 5 capitler”, sin dagli albori della propria carriera hanno sentito
il bisogno di mutare spesso e, così, già l’anno successivo si ha un primo
cambiamento di genere e stile. Esce, quindi, nel 1996, “Kveldssanger”. Se per
il lavoro precedente il termine capolavoro potrebbe sembrare azzardato, per
questo, invece, è perfettamente calzante. I Lupi norvegesi dismettono i panni
di blackster per trasporre in note l’atmosfera gelida delle foreste scandinave:
niente chitarre elettriche, addio alla batteria, scordiamoci il basso.
Kveldssanger si avvale di soli strumenti acustici, chitarra, violoncello,
flauto e voce, oltre ad una breve incursione di tamburi nell’ultima traccia.
Voglio essere sincero con voi: questo non è un
album per tutti. Chi, da una band black metal, si aspetta di sentire musica
violenta, chitarre a zanzara, batteria velocissima e scream a non finire non
apprezzerà sicuramente Kveldssanger. Questo è un album che vive solo ed
esclusivamente del misticismo che alloggia nella natura incontaminata
norvegese. Le meste note di quest’opera ci proiettano in un mondo fatto di
alberi e di neve, di freddo e di animali che potrebbero attaccarci ad ogni
momento, di “sovrumani silenzi e profondissima quiete” ma anche di
inquietudine. La bellezza di Kveldssanger è il perfetto esempio di ciò che il
filosofo inglese Edmund Burke definirebbe “sublime”: nel suo fondamentale
trattato “A philosophical enquiry into the origin of our ideas of the sublime
and beautiful” affermò che sublime è ciò
che, pur essendo bello, suscita in chi osserva o, nel nostro caso, ascolta un
senso di inquietudine e paura. E questo è esattamente ciò che Kveldssanger
fa, riuscendo a farci vivere la medesima ansia che avremmo qualora ci
perdessimo nella natura incontaminata scandinava.
Come
la copertina, realizzata da Maria Jaquete, anche la musica è realizzata a
grossi tratti dai colori intensi e cupi, densi. Noi siamo quella fanciulla
appena abbozzata, sospesa per l’eternità nella sua inquietudine, perennemente
coperta dal nome della band, spettro giallo in una natura buia e minacciosa,
osservata solo da uno strano essere bianco, una statua sogghignante, che,
forse, vuole proteggerla o, magari, semplicemente godersi lo spettacolo della
sua ansia.
Il
volgare mezzo della parola non può in alcun modo riuscire ad esaurire la
magnificenza di un’opera come Kveldssanger. Per qualcuno, probabilmente, il 9
potrebbe essere un’esagerazione ma nessun altro album riesce a far compiere un
viaggio di migliaia di chilometri allo spettatore, rendendolo un ologramma
proiettato nella minacciosa, pacifica e silenziosa natura norvegese. “Cieco,
cammino. Non conducetemi a casa, lasciate che sia la notte a guidarmi per
l’eternità”. Buon ascolto.
Federico “Tyst” Querin
VOTO 9/10
Track List :
- Østenfor Sol Og Venstenfor Maane;
- Ord;
- Høfjeldsbilde;
- Nattleite;
- Kveldssang;
- Naturmystikk;
- A Cappella (Sielens
Sang);
- Hiertets Vee;
- Kledt I Nattens Farget;
- Halling;
- Utreise;
- Søfn – Ør Paa Alfers
Lund;
- Ulvsblakk.
Line Up :
- Vocals: Kristoffer ”Garm”
Rygg;
- Guitar: Håvard Jørgensen;
- Guitar: Håvard Jørgensen;
- Drums: AiwarikiaR;
- Flute: AiwarikiaR;
- Cello: Alf Gaaskjønli
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